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Amarcord – Il Giro d’Italia a Camerano

Ero piccolino e frequentavo le elementari alla Ex Imperia di Camerano.

Mi ricordo che uno di quei primi anni ’80, proprio in piazza partiva il giro d’Italia: erano gli anni di Saronni, di Moser, di Greg LeMond, forse meno EPO e più sport vero.

Noi ci aggiravamo in piazza da soli, tranquilli tra tutti i ciclisti colorati e le auto degli sponsor piene di adesivi.

Questa mattina pensando al Giro d’Italia che passerà dietro casa mia, ecco, mi è venuto in mente questo momento.

Non sono stato mai fan degli autografi e credo fossi tra i pochi che non avevano un foglio di carta…anzi, lo avevo ma rimase bianco!

Sapete quale era per noi piccoletti il gadget più ricercato? La fascia per la testa di Irge, ve lo ricordate lo slogan?

Irge il pigiama, lo mette chi si ama…

Lo sputtanamento dietro casa mia

Camerano è un bel paesetto della provincia di Ancona.

Logisticamente ha una posizione invidiabile, 10 minuti dal capoluogo, 10 minuti dalla Riviera del Conero, non c’è traffico, non c’è un semaforo, solo una grande rotatoria, quella dell’Ikea; bella vista sul Monte Conero e quando non c’è foschia anche sui Monti Sibillini.

Si, come dice Silvia sarà pur vero che la gente non ama farsi i cazzi suoi (non per me che ci dormo e basta), ma davvero qui nelle Marche non vedo molte eccezioni.

Il problema vero sapete qual è? Nella sostanza è un paese mediocre e senza fare nomi in questa situazione poco invidiabile è assolutamente ben accompagnato.

C’è qualche piccola eccezione in qualche ambito, qualche bella aziendina manifatturiera, qualche eccellenza nel vino, una buona organizzazione nell’ambito del volontariato, delle scuole tranquille e ben organizzate, ma di certo nulla di nulla per quanto concerne l’ente pubblico che ci governa.

La mia riflessione però non riguarda la conclamata mediocrità che ci amministra, quanto il fatto che dalla mediocrità si richiede l’eccellenza. Mi ricordo l’ultimo giornalino comunale dello scorso anno, lì si richiedeva nero su bianco non l’onestà, la collaborazione, la voglia di fare, lì si richiedeva l’eccellenza!

“Per battere la crisi dobbiamo scegliere eccellenze e qualità”…si davvero belle parole che calzerebbero perfettamente in un altro milione di frasi.

Cioè, se io sono un asino non posso chiedere ad un mio fratello di fare salti da cavallo… o no?

L’eccellenza…e chi siete voi per chiedere l’eccellenza? Se vogliamo, per me l’eccellenza è numericamente e statisticamente uno su cento, forse uno su mille.

Inoltre, solo se io sono eccellenza posso chiedere eccellenza!

Gli enti pubblici, ambiti dove fino a pochi anni fa si entrava con le conoscenze, con le tessere di partito, con le bustarelle.

Il posto pubblico, quello dove si andava in pensione dopo 18 anni 6 mesi ed un giorno, quello che ti permette il doppio lavoro, quello che alle 14 hai finito e c’hai il pomeriggio libero, quello che quando non hai voglia di rispondere alzi la cornetta e la lasci sganciata, quello che o fai o non fai tanto a fine mese prendi lo stesso, quello dove c’è sempre il rimpallo di responsabilità, quello che di certo è tutto meno che eccellenza!

Ecco, dopo aver per tanti giorni pensato quanto era assurda e paradossale questa esplicita richiesta, oggi mi ritrovo lo scandalo proprio dietro casa, fatto questo che conferma ed anzi rende perentorie tutte le mie (fino a ieri) elucubrazioni mentali.

Incredibile, oltre a vergognarmi profondamente dei romani “governanti”, sono arrivato al punto che mi vergogno pure di dove vivo, sto giro l’epicentro è proprio a pochi metri da casa mia e la botta si sente tutta.

Cronaca di un piccolo intervento

Ho la pelle sensibile al sole e per questo motivo è la seconda volta che vado sotto i ferri: operazione epitelioma, sperando che sia benigno.

L’intervento è previsto all’ospedale di Osimo per le 11:00 ed io puntuale alle 10:30 sono alla cassa per pagare il ticket.

La segnaletica per la chirurgia è scarsissima e sono costretto a chiedere più volte dove si trova la porta giusta.

Io sono puntualissimo ma l’attesa va un po’ oltre l’orario prefissato e con trenta minuti di ritardo arrivo al dunque: mi chiama l’infermiera e mi fa indossare il camice con apertura posteriore. Indosso inoltre il copricapo e le “babbucce” da sala operatoria.

Entro in punta di piedi…mi accolgono tre ragazze, più o meno mie coetanee, tutte vestite d’azzurro. Sto per chiedermi dove sia il dottore quando capisco che il chirurgo è una di loro, quella piccolina, magra, simpatica e single.

L’epitelioma si trova tra le scapole e non essendo un gufo non sono mai riuscito a vedere bene il punto.

In quel posto ho anche qualche neo ed alle “charlie’s angels” la situazione non è chiara.

Avanzano dei pronostici ma l’aiuto del pubblico non dipana di certo i dubbi.

Intanto la bionda mi aveva messo la cannula al braccio sinistro e la mia piccola agitazione stava montando.

Faccio ad alta voce la considerazione che siamo in un ospedale, perbacco, ci sarà pure un dermatologo…vengo prontamente smentito!

Chiedo loro se alla fine riescono a distinguere questo epitelioma ma il chirurgo mi risponde allegramente che lei ha studiato da chirurgo e non da dermatologo…

Chiedo l’aiuto da casa, Laura è l’unica oltre alla dermatologa che mi aveva fatto la visita un paio di mesi fa a conoscere dove è il punto preciso, ma giustamente non se la sente di prendersi questa responsabilità.

Cosa facciamo, cosa non facciamo, proviamo a chiamare l’ospedale di Camerano dove fortunatamente c’è ancora la dermatologa in visita che gentilmente mi sta aspetta.

Ferma lì!

Parto con la mia autista di fiducia e cannula ben piantata nel braccio in direzione Camerano.

Arrivato dalla dermatologa incredula mi faccio evidenziare il punto con colori sgargianti più cerotti e riparto dopo solo un minuto!

Sempre con la cannula al braccio ritorno sgommando all’ospedale di Osimo.

L’equipe di coetanee non è rimasta di certo con le mani in mano ed intanto stanno “affettando” i malcapitati.

Arriva il mio turno ma la sala operatoria deve passare ad un’altra equipe.

Miiiii…

Intanto nella sala di attesa un tamarro di 50 anni spennacchiato con collana, braccialetto, orecchino, cintura stile “El Charro” e jeans attillati parla ad alta voce con la sua compagna truccatissima che sta ad un metro di distanza.

Dopo qualche minuto di attesa saliamo con la bionda nella sala operatoria vera, non quella stretta per il day hospital, tutta liscia e pulita per me 🙂

Dopo i preparativi iniziali mi fanno “accomodare” prono sulla tavola e le operatrici iniziano a scherzare tra di loro: le due ammogliate cercano di trovare un uomo al chirurgo che a quanto pare ha questa “mancanza”.

Io mi intrometto dicendo che non dovrebbe avere questo problema perchè credo sia molto attraente per un uomo avere una donna chirurgo, ma le mi risponde che l’attrazione iniziale si ferma dopo pochi giorni, quando si vorrebbe uscire a cena ma non si può in quanto lei è reperibile…

Intanto una del trio mi chede se sono agitato in quanto mi trova un po’ sudato e io le rispondo che non vado tutti i giorni in sala operatoria…

Inizia da lì l’eterna lotta delle donne contro gli uomini: loro, le donne, sono forti in quanto partoriscono. Noi, uomini, merdine cacasotto alla prima goccia di sangue. Io sto allo scherzo e alle battute ma dentro il mio cervello si materializza la figura di Dario Cassini!

Dopo qualche battuta, tra il chirurgo in “cerca” e l’atavica resistenza delle donne al dolore, eravamo entrati in simpatia e non ci davamo più del “lei”.

Finita l’operazione quella più avversa agli uomini mi toglie l’inutile cannula e assieme alla garza mi stacca anche il nastro che mi porta via molti peli…le urlo in faccia e la bionda mi dice che le donne sono più forti in quanto fanno una ceretta al mese…minchia in che situazione sono capitato questa mattina!

Intanto dalla ferita perdevo molto sangue e la bionda dalla r moscia mi vede sbiancato. Io le dico che sto bene ma mi chiede di mettermi seduto mentre rimpinza garze in quantità.

Dopo pochi attimi sentiamo un bimbo piangere: a fianco alla sala operatoria c’è la sala parto ed una nuova vita ha visto la luce.

Non finiamo di rallegrarci per il lieto evento che arriva un’altra infermiera, prende a braccetto la bionda e sussurrandole qualcosa all’orecchio la fa scoppiare in lacrime.

Dopo un minuto torna da me per dimettermi, ha tutti gli occhi rossi e io le chiedo solamente se si tratta di un bambino. Lei mi risponde che il problema riguarda un loro collega, non so se sta molto male o è addirittura morto.

Mi dice che all’ospedale ogni tanto c’è qualche notizia buona ma la maggior parte non sono proprio felici.

Io le dico che mi dispiace e lei mi guarda sconcertata consegnandomi l’impegnativa per togliere i punti…oggi si paga pure questo ma in quella circostanza non è di certo il problema principale.

Sono di nuovo a casa, nella mia vita fatta di pensieri e bit.

Mentre l’anestesia se ne va i punti iniziano a tirare, ma a queste cose si sopravvive e domani si torna al lavoro.

La vita va avanti spedita, un buon augurio a tutti per un 2010 in salute!